28.07.17
POSSO FIDARMI DI TE
P.I.P.P.I.: Programma di intervento per la prevenzione dell'istituzionalizzazione.
Nel nostro distretto, così come in molti altri territori italiani, si sta sperimentando una nuova modalità di intervento dei servizi nei confronti delle famiglie al fine di ridurre il rischio di allontanamento dei bambini dal proprio nucleo familiare. La mobilitazione ed il coinvolgimento delle risorse della comunità e della famiglia rappresentano gli elementi che caratterizzano questo nuovo metodo che è stato chiamato P.I.P.P.I. - Programma di Intervento per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione.
Perché Pippi Calzelunghe ?
Pippi è una bambina “tremendamente forte” e rappresenta la capacità dei bambini di affrontare brillantemente anche le situazioni più difficili. Pippi ci aiuta a capire che la realtà può essere vista da punti di vista diversi e che queste differenze possono consentire cambiamenti positivi perché l’aiuto sta ovunque. Anche bambini e genitori possono essere miniere di risorse sia per se stessi che per chi vive accanto a loro.
Testimonianza
Il racconto di una mamma che ha vissuto direttamente l’esperienza può aiutare a comprenderne l’importanza ed il vero significato.
“Quando la maestra di nostro figlio Rocco ci ha mandato a chiamare e ci ha consigliato di rivolgerci all’assistente sociale del nostro paese, per me è stato quasi un sollievo. Non avevo bene in mente cosa avrebbe potuto fare per noi, sentivo però che avevamo bisogno di una mano. Dico sentivo perché mio marito era più dell’idea che i nostri tre figli (Rocco di 9 anni, Luigi di 7 e Anna di 4) non avessero particolari problemi : all’istruzione ci pensava la scuola ed essendo in tre potevano giocare fra di loro senza aver bisogno di frequentare altri bambini. Io invece mi rendevo conto che avevano bisogno di qualcos’altro. Rocco non andava bene a scuola e a causa del fatto che viviamo in una casa di campagna isolata dal paese non capitava mai che potesse stare un po' con altri ragazzini per distrarsi e divertirsi un po'. Io e mio marito lavoriamo nei campi e siamo impegnati dal mattino alla sera quindi per i compiti devono arrangiarsi da soli e il più delle volte era Rocco che doveva occuparsi dei fratelli”
L’assistente sociale ci ha proposto di partecipare a quello che ha chiamato “Programma PIPPI” (il nome ricorda il telefilm di PIPPI Calzelunghe) cioè un nuovo modo per dare una mano alle famiglie che hanno qualche difficoltà. Ci ha spiegato che in molti casi l’aiuto può venire anche dalle persone che vivono intorno a noi ma molte volte non siamo abituati ad aprirci e a parlare è quindi non sappiamo come gli altri possono aiutarci e come noi possiamo aiutare loro. Io e mio marito non avevamo capito proprio bene cosa sarebbe potuto accadere ma ci siamo fidati e abbiamo accettato. La cosa che ci è piaciuta di più è che ci hanno detto che noi siamo due bravi genitori ma forse avevamo bisogno di un aiuto per riuscire ad accudire meglio i nostri figli. Ci ha fatto anche molto piacere sapere che tutto quello che sarebbe successo sarebbe stato deciso insieme a noi.
Un giorno ci siamo trovati negli uffici del Comune insieme a tante altre persone: l’assistente sociale, la psicologa e l’educatore. C’era perfino la maestra di Rocco. All’iniziò io e mio marito eravamo un pò preoccupati ed emozionati ma tutto è passato quando abbiamo capito che nessuno ci stava giudicando ma eravamo tutti lì per decidere insieme cosa poter fare per fare stare meglio Rocco.
Oggi, a distanza di un anno la situazione è molto cambiata. Rocco due volte alla settimana dopo la scuola si ferma a casa del suo compagno di classe Roberto, fanno i compiti insieme e poi giocano ai videogiochi. Un pò prima dell’ ora di cena il papà di Roberto accompagna Rocco a casa. Gianni e Marina, così si chiamano i genitori di Roberto, sono da subito stati molto gentili con noi e quando l’assistente sociale con l’aiuto della maestra gli ha chiesto se avessero potuto occuparsi un pò di Rocco hanno detto subito di si. All’inizio non è stato facile confrontarci e parlare con loro ma con il tempo, anche grazie all’aiuto dell’assistente sociale, siamo riusciti ad aprirci e abbiamo sentito di poterci fidarci di loro. Una volta mi hanno detto che anche Roberto adesso studia di più ed è più bravo anche con loro. Ogni tanto Roberto si ferma a dormire a casa nostra ed io non avrei mai immaginato che un altro genitore avrebbe potuto fidarsi di noi e farci tenere suo figlio. Gianni e Marina ci hanno presentato alcuni loro amici e qualche volta andiamo tutti a mangiare la pizza. Da circa tre mesi abbiamo anche iscritto Rocco ad una squadra di calcio. l’educatore che viene a casa nostra tre volte alla settimana lo accompagna agli allenamenti e all’inizio a turno i genitori di alcuni compagni di squadra lo riaccompagnavano a casa. Mio marito ed io, insieme a Luigi e ad Anna, andiamo a vedere tutte le partite che Rocco gioca alla domenica mattina. Mio marito è diventato il suo più grande tifoso e adesso è lui ad andare a prendere Rocco agli allenamenti. A volte si fermano da McDonald’s a mangiare hamburger e patatine.
Molte volte alla sera, anche se siamo stanchi, stiamo ad ascoltare Rocco che tutto orgoglioso ci racconta cosa ha fatto a scuola e cosa ha imparato di nuovo”.